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Rosa Luxemburg

Rosa Luxemburg, il socialismo dal volto umano

Rosa Luxemburg (1871-1918) è stata un’originale pensatrice marxista, critica sia con il revisionismo dei Socialdemocratici, sia dell’interpretazione più dogmatica e autoritaria del leninismo. Per questo motivo si può considerare una sostenitrice di una via alternativa al Socialismo, senza compromessi con il Capitalismo, ma anche con un occhio attento alle libertà individuali e alla vera democrazia, intesa come partecipazione popolare dal basso. Il fatto che abbia partecipato alle rivolte popolari a Berlino dopo la sconfitta militare della Germania non deve far pensare che fosse una violenta estremista in quanto criticava anche gli esponenti più radicali di quella rivolta, considerandoli degli irresponsabili. Era anche favorevole a partecipare all’Assemblea Costituente a Weimar, ma il suo fu un voto che passò in minoranza. Certo che la sua visione della democrazia era ben diversa da quella del parlamentarismo liberale.

La critica al riformismo socialdemocratico

Rosa Luxemburg ha attraversato il periodo storico in cui, all’interno del movimento socialista, si era aperta una vivace discussione tra i sostenitori dell’interpretazione rigorosamente rivoluzionaria della dottrina marxista con la corrente riformista capeggiata da Eduard Bernstein (1850-1932). Quest’ultima sarebbe diventata la corrente maggioritaria all’interno del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) e contrapponeva la sua linea gradualista a quella rivoluzionaria. In pratica, sosteneva che la strada per l’emancipazione della classe operaia potesse passare attraverso un riformismo graduale per mezzo delle istituzioni parlamentari.

Rosa Luxemburg Viaggio nell'Umanesimo

Rosa Luxemburg non era contraria al riformismo, che considerava sotto un’ottica positiva. Tuttavia sosteneva anche che la via parlamentare non potesse essere un fine perché considerava il Capitalismo per sua natura irriformabile. Ogni miglioramento raggiunto attraverso le riforme era benvenuto da Rosa, ma il vero obiettivo, per una reale emancipazione delle classi oppresse, era la Rivoluzione. Riguardo poi alla fede che avevano alcuni compagni del partito socialdemocratico di poter incidere attraverso l’attività parlamentare, Rosa Luxemburg è celebre per aver coniato il termine cretinismo parlamentare. Pur nella sua verve polemica, tale critica ha una valenza estremamente attuale se la attribuiamo ai politici che una volta entrati nelle istituzioni parlamentari diventano burocrati completamente distaccati dalla realtà della vita quotidiana delle persone che dovrebbero rappresentare.

Un marxismo non dogmatico

Riguardo ai rapporti di Rosa Luxemburg con le correnti più ortodosse del marxismo, il discorso è complesso. In occasione della Rivoluzione d’ottobre, Rosa non esitò a schierarsi apertamente dalla parte dei bolscevichi. Tuttavia il suo pensiero non coincideva certo con quello di Lenin. Per esempio, considerava il Partito più una necessità accettata quasi controvoglia. Secondo lei, una vera rivoluzione doveva partire dall’iniziativa delle masse e non da quella di una élite di intellettuali che avevano il compito di guidare queste masse, quale era il pensiero di Lenin.

Ciò nonostante non fece mai mancare il suo appoggio morale ai rivoluzionari sovietici. Non poteva certo immaginare che i fatti gli avrebbero dato ragione con la degenerazione della rivoluzione russa nello stalinismo. La sua morte violenta e precoce, in seguito alla rivolta spartachista a Berlino a cavallo tra 1918 e 1919 – con la dura repressione ordinata dagli ex compagni socialdemocratici al governo messa in atto da miliziani di estrema destra, i Freikorpsnon gli diede il tempo di conoscere l’evoluzione degli eventi.

Contro l’imperialismo e il militarismo: il pacifismo di Rosa Luxemburg

Rosa Luxemburg era una fervente sostenitrice dell’internazionalismo socialista, cioè il pensiero che la vera emancipazione della classe proletaria dovesse superare il limite dei confini nazionali. Pur essendo ebrea polacca, non sostenne il movimento indipendentista dei polacchi che rivendicavano la piena autonomia da Mosca (all’epoca di Rosa Luxemburg, fino al 1918, la Polonia era parte integrante dell’Impero Russo).

Considerava in maniera sospetta l’autodeterminazione dei popoli in quanto non fosse una vera forma di liberazione delle classi subalterne. Argomento controverso, probabilmente la visione di Rosa difettava di un certo utopismo, ma è indubbio che le rivendicazioni territoriali e le contrapposizioni etniche, culturali, religiose e linguistiche, che spesso accompagnano i movimenti indipendentisti quando si trasformano in nazionalismo aggressivo, raramente portano veri benefici ai popoli.

La sua opera monumentale L’accumulazione del capitale, in cui segue le orme di Marx nel cercare il meccanismo che permette al Capitalismo di generare ricchezza sempre crescente e, avendolo trovato nello sbocco imperialistico e coloniale delle grandi potenze europee, porta come conseguenza necessaria del suo pensiero il ripudio dell’imperialismo e del militarismo.

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sì schierò opponendosi apertamente al sostegno alla guerra del Partito Socialdemocratico Tedesco, che fece da apripista anche agli altri partiti socialisti europei con l’eccezione di quello italiano che si astenne. Questa presa di posizione gli costò la prigione per quasi tutti gli anni della guerra. 

Anche questo tema è di estrema attualità se pensiamo all’adesione di molti esponenti dei partiti socialdemocratici dei paesi europei al piano di riarmo ordinato dalla Commissione Europea che ha avuto ben pochi oppositori. L’augurio è che la storia non si ripeta.

La profonda umanità delle lettere

Ha posto la questione sociale sempre davanti a tutto. Della autodeterminazione dei popoli ho già trattato, potrei aggiungere che, pur essendo donna in un ambiente prevalentemente maschile, non si impegnò mai veramente per la causa dell’emancipazione femminile. Secondo lei, non poteva esserci nessuna liberazione né dei popoli, né delle donne, se prima non si affrontava la questione più importante, la liberazione delle classi sociali subalterne dallo sfruttamento.

Questa sua sensibilità verso i deboli, gli oppressi, verso tutti coloro che stanno alla base della piramide sociale era il tratto distintivo della personalità di Rosa Luxemburg. Proprio questa sua attitudine probabilmente la portò a occuparsi di politica e a compiere un percorso, oltre che di fine intellettuale dedita alla causa del socialismo, di attivista nel partito. In realtà nutriva anche un profondo amore per la natura, un’attenzione verso le creature anche apparentemente insignificanti, e manifestava la sua sensibilità verso gli oppressi non solo tra gli umani, ma per tutto il regno naturale. Probabilmente, se non fosse vissuta in un periodo storico di grandi fermenti politici e sociali, si sarebbe dedicata alla botanica o biologia. La sua inclinazione per la politica arrivò quasi come una missione a cui dedicarsi suo malgrado, visto che preferiva immergersi nella natura che impegnarsi nelle discussioni di congressi e altri eventi di Partito.

Il suo epistolario è il modo migliore per scoprire la sua vera sensibilità umana, al punto di manifestarla persino nella situazione triste di una cella del carcere in cui era rinchiusa per la sua opposizione alla guerra. L’estratto di questa lettera inviata a Sofia Liebknecht (moglie di Karl Liebknecht) mostra la sua profonda capacità di vedere qualche forma di bellezza persino nelle situazioni più drammatiche.

[…] e intanto il mio cuore palpita di una gioia interiore inconcepibile, ignota, come se camminassi su un prato in fiore nella luce radiosa del sole. E nel buio sorrido alla vita, come se conoscessi un qualche segreto magico che smentisce ogni male e ogni tristezza e li trasforma in trasparente chiarezza e felicità. E intanto io stessa cerco una ragione di questa gioia e non la trovo e di nuovo devo ridere … di me stessa. Credo che il segreto non è altro che la vita stessa; la profonda oscurità della notte è così bella e soffice, come un velluto, purché la si guardi come si deve; e nello scricchiolare della sabbia umida sotto i lenti, pesanti passi della sentinella risuona anche un piccolo, dolce canto della vita, basta saperlo ascoltare come si deve.

Rosa Luxemburg- Lettera a Sofia Liebknecht- dic 1917

Io credo che queste parole non abbiano bisogno di commenti!

Una sconfitta dalla Storia?

La fine violenta a cui andò incontro, insieme con il compagno di lotte politiche Karl Liebknecht, potrebbe farci pensare che si tratti di un personaggio romantico, ma portatrice di idee utopistiche e anche un po’ velleitarie. In realtà aveva i piedi piantati per terra molto più di quanto si potrebbe credere, basterebbe leggere la sua opera principale, L’accumulazione del capitale, per comprenderlo. Si trovò alla testa dei moti rivoluzionari a Berlino quasi controvoglia, come se dovesse affrontare il suo destino. In realtà non credeva che i tempi fossero maturi per una rivoluzione in Germania, per quanto lei fosse una fervente rivoluzionaria.

Rosa Luxemburg Viaggio nell'Umanesimo

I fatti successivi potrebbero farci pensare che Rosa Luxemburg sia stata una sconfitta della Storia. In fondo, l’interpretazione leninista dell’opera di Marx, fu quella che sembrò vincente nei decenni successivi. Per la sua idea che la rivoluzione possa prendere forma da una partecipazione attiva dal basso fu accusata di spontaneismo. L’argomentazione che gli si opponeva, secondo i fautori della via leninista compreso Antonio Gramsci, era che il popolo non era pronto e consapevole per potersi muovere senza la guida di una leadership di intellettuali preparati.

Quale futuro per la socialdemocrazia? La lezione di Rosa Luxemburg

Una socialdemocrazia, che si muovesse all’interno delle istituzioni parlamentari dello Stato liberale, sembrò un approccio che, in un certo periodo, soprattutto in Europa dal secondo dopoguerra agli anni ottanta, potesse funzionare.

Tuttavia, la caduta del comunismo sovietico e lo scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1991 e l’appiattimento di praticamente tutti i partiti socialdemocratici europei, o almeno di quelli che si richiamano a quella tradizione, al pensiero unico neoliberista, potrebbe farci rivalutare la questione.  Nel caso della socialdemocrazia, l’idea che le riforme siano un mezzo e non un fine si dimostra ancora attuale. Anche se il fine potrebbe non essere la Rivoluzione, come nel pensiero di Rosa Luxemburg (qualsiasi significato volessimo attribuire al termine rivoluzione), il fatto che i socialdemocratici europei abbiano sostenuto una politica di riforme senza mai proporre un modello sociale alternativo a quello capitalistico, forse è il motivo del loro fallimento. A maggior ragione ora che il riformismo socialdemocratico va più a svantaggio della classe proletaria che ha migliorarne la condizione. Potrebbe essere allora che Rosa Luxemburg avesse ragione?